8 luglio 2021

3 minuti

Fintech e innovazione

Investire in criptovalute ha ancora senso?
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Nicholas Flaherty, Investment Strategist at FWU Invest S.A.


La corsa al rialzo che ha visto protagoniste aziende come Bitcoin nell'ultimo anno è stata
impressionante. Era facile prevedere che questi massicci rialzi di prezzo attirassero
l'attenzione di un gran numero di investitori, anche molto diversi fra loro. L’ho sperimentato di persona. Alcuni miei amici, per esempio, sono passati da un sostanziale disinteresse per il mondo finanziario alla ricerca di informazioni sui Bitcoin e sull’opportunità di investire su di essi. Trattandosi di un gruppo piuttosto numeroso, ho pensato a come spiegare loro in modo semplice, ma strutturato allo stesso tempo, il funzionamento delle criptovalute e la loro valutazione come potenziale investimento.

Oggi voglio condividere con voi il risultato della mia riflessione, illustrando pro e
contro delle criptovalute.

Una delle parole più associate da sempre a Bitcoin è "bolla";  anche molti professionisti dell'investimento, in questo momento storico, tendono ad associare spesso i due termini. Personalmente ho una visione diversa – e spiegherò il perché - anche se la tendenza speculativa osservata nell'ultimo anno è innegabile. Il fatto è che molte delle criptovalute non risentono della dinamica tipica di una “bolla”, come ad esempio quella che colpì il commercio
dei tulipani nell’Olanda del 1600. In quel caso, dopo essere esplosi, i prezzi dei tulipani crollarono per poi non riprendersi più.

Bitcoin e simili, invece, dopo fasi di grande crescita e sonori tonfi, ripartono in modo ancora più deciso, spingendosi verso massimi più alti. Una simile dinamica non è compatibile con quella che caratterizza una “bolla”. Allo stesso tempo, a favore del Bitcoin gioca lo spirito dei nostri tempi. Dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2008, molti Paesi Occidentali hanno osservato il crescente successo del pensiero “antisistema” tra i propri cittadini, sull’onda della mancanza di fiducia nelle élite tradizionali al potere. Parte integrante del pensiero "antisistema" è l'idea che quelle élite non debbano più avere il diritto di "controllare" il nostro denaro, così come quello che le banche centrali abbiano sostanzialmente favorito i più ricchi. Per concludere, chi condivide questa visione, ritiene che l’iniezione di denaro operata negli ultimi anni nell’economia, in particolare dopo la crisi del Covid, abbia messo in discussione il valore complessivo del denaro "tradizionale".

Con i Bitcoin il denaro (e la possibilità di controllarlo) si “decentralizza”: un colpo perfetto al potere delle élite dal punto di vista finanziario. Idea potente, quella d destinate a rimanere per lungo tempo al centro del dibattito, così come, probabilmente, il fascino dei Bitcoin rimarrà grande. Senza dubbio, quindi, i Bitcoin hanno punti di forza importanti; tuttavia, ci sono anche aspetti negativi che dobbiamo sottolineare. Per prima cosa, benché il Bitcoin si sia sempre ripreso dai suoi tipici crolli intermittenti, questi episodi si sono dimostrati estremamente dolorosi per gli investitori, con drawdowns di oltre il 50%. In altre parole, si tratta di una volatilità massiccia, molto più elevata rispetto a quella del mercato azionario.

In secondo luogo, è vero che la tecnologia dietro i Bitcoin - la cosiddetta 'Blockchain' -
permette la decentralizzazione, ma questo non significa che i governi rimangano
a guardare. Come abbiamo visto recentemente in Cina, i governi possono
reprimere pesantemente o addirittura vietare i mercati Bitcoin. Simpatizzo con
chi vede il potenziale libertario della crittografia, ma sono i governi a poter
contare su carri armati, eserciti e forze di polizia che sostengono il loro
potere istituzionale. In altre parole, se i governi percepiscono un eccessivo entusiasmo
per le criptovalute hanno la possibilità di intervenire pesantemente.

Cosa fare allora come potenziale investitore? Beh, l'idea che Bitcoin sostituirà un giorno il denaro tradizionale non è realistica a causa della capacità di controllo dei governi nazionali, il che significa che certe stime sulla crescita del valore del Bitcoin siano fin troppo ottimistiche.
D'altra parte, le tendenze populiste illustrate sopra non svaniranno nel nulla;
le preoccupazioni per una possibile svalutazione dovuta alla stampa di nuova moneta è più che giustificata. In questa prospettiva, il Bitcoin assume il ruolo di potenziale "alternativa" al denaro tradizionale e gli investitori non potranno ignorarlo. Questo aumenterà la sua presenza nei portafogli per capitalizzare le tendenze populiste, ma non dovrebbe essere un
investimento particolarmente grande. Ricordiamoci che il Bitcoin non genera reddito, al contrario delle aziende, ed è ultra-volatile. I nuovi investitori saranno meglio serviti allocando la maggior parte del capitale di investimento in un solido mix di fondi azionari e obbligazionari.

Assegnare una piccola quota alle criptovalute può essere una buona mossa, non certo quella di investire su di esse tutti i propri risparmi (e nemmeno la metà!). Se decidete di “buttarvi”, aspettate uno dei drawdown intermittenti e assicuratevi di entrare ad un prezzo accettabile.